Articolo pubblicato sul quotidiano “La Provincia” del 12 aprile 2017
Collegio Infermieri IPASVI di Como informa:
L’intervista. Oreste Ronchetti. I presìdi territoriali e l’infermiere di famiglia per colmare il vuoto tra ospedale e ambulatorio medico
Bando selezione – percorso esperienziale di formazione infermieristica multiculturale
Medici con l’Africa Como Onlus, Ipasvi Varese e Ipasvi Como
Percorso Esperienziale di Formazione Infermieristica Multiculturale – triennio 2015/2017
Criteri di selezione – scadenza presentazione candidature posticipata al 26 marzo 2017
Accademia Scienze Infermieristiche – attività di ricerca
Progetto di ricerca ASI “CHE COS’E’ LA SALUTE PER TE”
Sabato 1 aprile 2017 dalle ore 10.00 alle ore 17.00 Como, via Boldoni
ASI incontra i cittadini per una breve intervista, qualche chiacchera e un caffè!
Articolo pubblicato sul quotidiano “La Provincia” di Como del 08/03/2017
Collegio Infermieri IPASVI di Como informa:
Se è la badante a curare le malattie croniche
L’infermiere in casa per gestire la quotidianità
Articolo pubblicato sul quotidiano “La Provincia” di Como del 08/02/2017
Collegio Infermieri di Como informa
Infermieri in prima linea per gestire le emergenze
A Solbiate apre il primo presidio territoriale
Omicidi Saronno: gli interventi della Federazione Ipasvi e dei Collegi
news Federazione Nazionale IPASVI
Federazione e Collegi mettono in atto le prime azioni concrete a garanzia dei professionisti coinvolti: tutela legale, supporto psicologico, nomina di CTU e CTP, partecipazione alle commissioni di inchiesta
Articolo pubblicato sul quotidiano “La Provincia” di Como del 13/12/2016
Collegio Infermieri di Como Informa:
L’intervista. Oreste Ronchetti. Il corso universitario, il rapporto con i medici, i nuovi ambiti lavorativi, la presenza capillare sul territorio.
L’infermiere sarà più libero e responsabile
Comunicato ufficiale Collegio IPASVI Como
Il comunicato ufficiale diramato dal Collegio Ipasvi di Como, al quale risulta iscritta l’infermiera ritenuta complice delle morti sospette avvenute all’ospedale di Saronno.
“I fatti accaduti a Varese, con le indagini in corso per accertare le responsabilità nei decessi per i quali un medico anestesista dell’ospedale di Saronno (Varese) è stato arrestato con l’accusa di omicidio plurimo tra cui si ipotizza perfino quello del padre e quello del marito della sua amante, un’infermiera iscritta al nostro Collegio che deve rispondere anche lei di complicità nel delitto avvenuto il 30 giugno 2013, dimostrano che è ora di scrivere la parola fine sulla mancanza di controlli seri e strutturati. Ma anche al silenzio e all’omertà di chi assiste a episodi che vanno subito denunciati e bloccati prima che assumano toni e caratteristiche di vera follia, soprattutto dopo che gli inquirenti hanno reso noti una serie di particolari e le intercettazioni ambientali. Come ha dichiarato la stessa ministra Beatrice Lorenzin ‘è fuori dall’immaginazione che possano accadere cose del genere in un ospedale’.
I Collegi e la Federazione nazionale degli infermieri da tempo chiedono che i controlli non siano lasciati all’audit professionale e alla buona volontà di singoli amministratori, ma vengano strutturati e resi omogenei e obbligatori in tutte le strutture del territorio nazionale. La nostra professione dà il massimo in questo senso: è grazie alle denunce proprio di altri infermieri e di operatori sanitari che i fatti sono venuti alla luce. Troppo tardi purtroppo.
Il fatto di coinvolgere per l’ennesima volta l’immagine degli infermieri con qualcosa e qualcuno che dell’infermiere non ha davvero nulla, pone con forza la necessità di difendere il decoro e la dignità della professione. Siamo pronti ad agire di conseguenza dal punto di vista disciplinare, è ovvio, ma ancora una volta la cronaca mette l’accento comunque sulla mancanza di controlli sia preventivi che di argine a fatti su cui spesso si fa finta di non vedere.
E’ ora di dire con forza basta! Episodi del genere provocano raccapriccio soprattutto in chi la salute e la vita la tutela e lotta ogni giorno perché nessuna la perda. Non si riesce nemmeno a immaginare che persone a cui i pazienti hanno dato la loro fiducia, possano ripagarla così. Fatti del genere, va ribadito, non sono ascrivibili a una professione, ma fanno parte dello status mentale del singolo individuo.
Servono controlli maggiori, regolari e continui, qualunque essi siano: non si può e non si deve arrivare a questo. E la professione deve fare in modo che siano immediatamente evidenziati simili episodi che possano essere evitati per non creare evidenti situazioni di pericolo per i pazienti e gravi danni all’immagine, alla professionalità e alla figura dell’infermiere. E non solo. La Sanità ha bisogno di fiducia per tutelare la salute e salvare vite, non le toglie!
Per questo non vogliamo che la nostra professionalità sia associata a situazioni e persone che con essa non hanno davvero nulla a che fare. Anzi, che ne sono l’esatto opposto: l’infermiere assiste e difende il malato, non uccide né partecipa per propri fini agli atti di chi lo fa.
E in questo senso applicheremo con il massimo rigore le relative misure disciplinari che si renderanno necessarie a tutela della dignità professionale e dell’immagine di tutti gli Infermieri che ogni giorno operano con senso di responsabilità e spirito di abnegazione in rispetto del Codice Deontologico. A partire dalla sospensione dall’attività professionale, fino, una volta emessa la sentenza, all’eventuale radiazione dall’Albo per chi compie o si rende complice di atti che con la nostra professione non hanno nulla a che fare”.
Oreste Ronchetti
Presidente Collegio Ipasvi di Como